Miu Miu Aoyama di Herzog & de Meuron | Negozi - Interni

Fotografo: Nacasa & Partners

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Il progetto per Miu Miu è collocato in diagonale rispetto al celebre Epicentro Prada, anch’esso disegnato dallo studio svizzero, in un’elegante zona che da un ventennio a questa parte è diventata un’attrazione turistica per la sua densa presenza di architetture di rilievo. In contrasto con l’edificio Prada, completamente vetrato, la discreta facciata metallica di Miu Miu si presenta opaca e per questo più calda. “Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da un luogo che raccoglie tanti marchi del lusso, Miyuky Street nel quartiere di Aoyama a Tokyo non è particolarmente bella o elegante” osservano gli architetti. “L’architettura è eterogenea – un miscuglio di edifici a sé stanti di altezze e forme differenti, privi di tradizione storica e di codici comuni. La strada, che non è mai stata immaginata come spazio autonomo, è un puro collegamento tecnico e funzionale tra Omotesando e il cimitero di Aoyama Reien che si trova più lontano, in fondo alla strada. Nonostante la presenza sporadica di qualche albero isolato, l’atmosfera non è invitante come quella di un boulevard o di una piazza. Tokyo è la città per antonomasia, con il suo territorio sfruttato al massimo, dove non c’è posto per quella cifra di individualità che diamo per scontata nelle città europee. Lo avevamo già notato più di dieci anni fa, al tempo in cui stavamo progettando l’edificio in vetro per Prada Aoyama. Al tempo ci interessava controbilanciare la situazione, da una parte collocando una piazzetta a lato dell’edificio e dall’altra rendendo la struttura totalmente trasparente, in modo che vi si potesse vedere all’interno da tutti i lati e che anche dall’interno si potesse godere di vedute della città specificamente rivolte allo spettatore.

Negli ultimi dieci anni questo caratteristico edificio è diventato un luogo molto frequentato; per Prada, per il nostro cliente Prada Japan e anche per noi architetti è stato molto importante tenerne conto nel progettare il negozio Miu Miu posto nelle immediate vicinanze, sul lato opposto della strada. Abbiamo cominciato sperimentando parecchie tipologie architettoniche differenti. Dato che il piano regolatore invitava ad altezze moderate, abbiamo esplorato la possibilità di un edificio più piccolo, più raccolto. Per incanalare le idee abbiamo usato i pensieri che seguono: più una casa che un punto vendita, più nascosto che aperto, più discreto che stravagante, più opaco che trasparente.

Il modello tipologico che meglio si adattava a queste considerazioni e caratteristiche era una scatola collocata direttamente al livello della strada, con il coperchio leggermente sollevato a segnare l’entrata e consentire ai passanti di guardare all’interno. Solo allora si rendono conto che l’edificio è un negozio. Qui, sotto la copertura sovradimensionata, l’interno a due piani è visibile a colpo d’occhio, come se il volume fosse stato affettato con un grosso coltello, invertendo l’interno con l’esterno. I bordi arrotondati e morbidi delle superfici in rame interne incontrano taglienti spigoli in acciaio sull’esterno della scatola metallica, mentre le nicchie rivestite in broccato, simili a caverne, fronteggiano lo spazio centrale del negozio come palchi in un teatro. Il negozio disposto su due alti piani non si limita a presentare i prodotti su tavoli e in vetrine, ma è anche come una casa spaziosa e confortevole, con divani e poltrone che invitano alla sosta. La facciata a pannelli in acciaio, sobria, priva di logo, è una superficie specchiante levigata, come se un’unica enorme pennellata avesse aperto uno squarcio di luce sulla sua opacità. Questa superficie attira lo sguardo e la curiosità dei passanti. Ma invece di consentire la vista all’interno, come in una vetrina, lo sguardo è rovesciato; in luogo dell’attesa vetrina trasparente, chi osserva incontra il proprio riflesso. Per quanto la strada non sia un luogo che incoraggi l’indugiare e il guardarsi attorno, l’edificio stesso vi sta come un gesto che estende l’invito a entrare e fermarsi per qualche tempo.”

Herzog & de Meuron

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